Grazie a tutti, ecco la continuazione del racconto...
Venerdì 23 settembre - Parte due - Il giorno più lungoDopo circa un'ora e mezza dal decollo il mio monitor decide di andare in modalità 'all pink', ovvero schermata rosa quando si lancia qualsiasi cosa, funziona solo il menu.
Ci scambiamo di posto con mia sorella, a lei non interessa molto lo schermino e dunque mi vedo x-men: l'inizio (audio italiano). Tra pasto, film e snack ci avviciniamo agli usa ed inizia la fase di discesa. Il comandante ci avvisa che il tempo è un po' brutto a New york, un po' di pioggia e vento.
La pista si avvicina sempre di più, passiamo l'ultimo strato di nuvole e vedo la pista. Tra me e me mi domando: Ma non siamo troppo veloci? con l'agitazione che sale. Infatti l'atterraggio è parecchio brusco, con delle botte date ai carrelli non da poco. L'aereo inizia a serpeggiare a destra e sinistra per poi, finalmente, rallenare e procedere verso la sua piazzola. In quegli attimi ho avuto paura, lo devo ammettere. Un atterraggio così non lo avevo mai provato, ma vedendo che sulla pista c'erano quasi dieci centimetri d'acqua e raffiche di vento parecchio forti, forse non è andata così male.
Al solito, data l'assistenza richiesta, fanno scendere prima tutti e poi noi andiamo con l'addetta che ci scorterà fino all'uscita. Una simpatica e gentile ragazza di origine ispanica ci porterà fino ai controlli.
Iniziamo a conversare mentre attendiamo la fila, il mio inglese è impacciato, lei probabilmente se ne accorge, parla più piano.
Passiamo dall'immigrazione, l'ESTA non ci viene richiesto, diamo i passaporti, il poliziotto richiama i dati, poi ci chiede di poggiare il pollice, poi le quattro dita e infine una foto. Stessa cosa per mia sorella, nessuna domanda ulteriore, parte il timbro e passa al prossimo.
Ritiriamo i bagagli che sono già lì ad attenderci, tutti e due ed interi sul rullo trasportatore.
Usciamo fuori dall'aeroporto e prendiamo il primo taxi disponibile in fila. Il tassista ci dà un foglietto con le tariffe dei taxi, ci aiuta a caricare le valigie e prima di salire ci congediamo con la ragazza che ci aveva aiutato sin lì.
Saliamo sul taxi, una classica crown victoria gialla. Il tassista ci chiede subito se andiamo a Manhattan e alla nostra risposta affermativa accende il tassametro sulla tariffa fissa di 45$. Poi ci chiede l'indirizzo mentre intanto si incammina tranquillamente.
Il tempo è brutto, piove e le nuvole sono basse. Ci avviciniamo a manhattan, almeno credo, dato che non si vede nulla dell'isola. Arriviamo al tunnel, sul tassametro compare la tariffa dell'attraversamento del tunnel in maniera automatizzata e sbuchiamo a manhattan.
Ok, siamo a Manhattan, ma dove? Ecco un cartello, 47th street! Bene, noi andremo a lasciare i bagagli ad un ristorante vicino al MoMa per poi riprenderli dopo e trasferici nel quartiere finanziario al nostro appartamento. Il tassista trova senza problemi l'indirizzo, ci aiuta a scaricare i bagagli, paghiamo (55$ in totale con la mancia) e poi entriamo nel ristorante.
Loro ci tengono i bagagli senza problemi se pranziamo lì. Ormai ci siamo, decidiamo di prenotare e ripassare tra un'ora per il pranzo. Depositiamo le ingombranti valigie e andiamo verso la quinta. Una passeggiata lì attorno, entriamo in qualche negozio dato che continuava a piovere (Forever 21, H&M e altri) e poi ritorniamo al Modern, il ristorante.
Ordiniamo il pranzo, ma io faccio confusione e il salmone che pensavo cotto, invece è crudo. Non mi piace per nulla, il signore che ce lo ha portato se ne accorge e mi dice che non me lo mette in conto. Decido così di caricargli qualche dollaro in più di mancia per la sua correttezza e disponibilità.
Usciamo dal ristorante e piove nuovamente. Nessun problema, fermiamo un taxi, cribbio, siam davanti al MoMa, ci impiegheremo un attimo.
Un'epopea, i taxi che si fermavano a scaricare venivano assaltati da altri clienti che comparivano a pop-up da ogni dove. Noi con le valige siamo lenti, troppo lenti per controbattere agli assatanati newyorkesi. Alla fine un portiere di uno stabile ce ne ferma uno, gentilissimo. Saliamo su questo taxi, gli dico la destinazione, ma sembra non capire. Gli dico che deve lasciarci allo starbucks della via indicata. Lui parte, sembra aver capito. Bhò, meno male.
Rammentate, è più semplice prendere i taxi sulle avenue, dove ne passano a valanghe. Data la vicinanza sarebbe stato più furbo che mi fossi spostato sulla quinta o la sesta e da lì fermarlo.
Arrivato in zona financial district, inizia a chiedermi indicazioni sulla via (oddio, allora non aveva capito...) ed arrivato, si ferma su pine street, con nemmeno l'ombra di uno starbucks. Ferma il tassametro, scende, scarica le valigie e l'ultima la butta in una pozzanghera.
Non sappiamo che fare, siamo in una piccola via del quartiere finanziario, piove a dirotto ed è buio. Onestamente non so dove siamo, i giganti del financial district sembrano tutto uguali, imperiosi e incombenti su di te.








