Saint Patrick’s Day

A New York feste e parate sono all’ordine del giorno, ma una tra le più grandi è senz’altro quella che si tiene per il giorno di San Patrizio. Il Saint Patrick’s Day appunto.

E’ un motivo di incontro per tutti i discendenti degli emigrati di sangue irlandese e non solo. Da tutti gli Stati Uniti infatti si radunano qui a New York riempiendo le strade, i pub e facendo risuonare ovunque la musica di ottoni e cornamuse. Il colore predominante è il verde, e durante la sfilata si trovano persone con cappelli verdi, giacche verdi, scarpe verdi, maglioni verdi, occhiali a forma di trifoglio verdi, insomma tutte le strade si tingono di quel colore che è un pò il simbolo dell’Irlanda come il trifoglio.

La leggenda di San Patrizio

In Irlanda è storicamente di rilievo l’importanza dei santi locali, legati ad una particolare regione. Qualcuno ha visto in questo culto una certa continuità col mondo celtico. Nessun santo però supera in importanza il patrono degli irlandesi, Patrizio, festeggiato nell’Isola e in tutto il mondo il 17 marzo. Secondo la leggenda fu lui a scacciare dall’isola i serpenti incantandoli e spingendoli ad annegare nel mare, pregando su un monte dell’ovest, presso Westport, ora conosciuto come Croagh Padraig, meta annuale (l’ultima domenica di luglio) di pellegrinaggio nazionale.

La tradizione gli attribuisce molti altri episodi significativi: dall’uso del trifoglio (divenuto simbolo dell’Irlanda insieme all’arpa celtica) per spiegare, dall’alto della Rocca di Cashel di fronte ad una gran folla, il mistero della Trinità, alla visione del Purgatorio avuta al Lough Derg, nell’Ulster (altra meta di pellegrinaggio).

Trattò con i Druidi per affiancare una simbologia cristiana alla festa celtica di Beltaine (1° maggio) che celebrava il ritorno dell’estate. Di qui il simbolo del sole aggiunto sulle croci celtiche. Probabilmente si scontrò con un re, forse il re supremo di Tara per il diritto di commemorare la resurrezione di Cristo accendendo un falò, lo stesso destinato a divenire una caratteristica permanente di tutte le liturgie pasquali. Gli si attribuisce inoltre una famosa preghiera in irlandese – chiamata a volte “Corazza di Saint Patrick”, poiché si credeva che avesse il potere di proteggerlo dai poteri avversi, e detta anche “Grido del daino”, perché si riteneva che lo trasformasse in un daino agli occhi di chi volesse fargli del male.

Comunque sia, pochi santi sono così strettamente associati alla vita di un popolo come Patrizio (il cui vero nome prima di divenire prete era Maewyn Succat), il quale – ironia della sorte – non era nemmeno irlandese ma un britanno romanizzato, forse nato nell’attuale Dumbarton, in Scozia, o secondo altri in Galles. Certe fonti lo vorrebbero persino nipote di San Martino di Tours (santo di grande rilievo per tutto il Medioevo, tanto che la sua festa, l’11 novembre, era di precetto). Patrizio nacque intorno al 389-92 d.C. in una famiglia di curiales che possedeva un podere nella Britannia romana: il nonno Potito era presbitero e il padre Calpornio diacono e incaricato della riscossione dei tributi. Perciò dovette ricevere l’istruzione di ogni ragazzo di famiglia britannica romanizzata e di rango curiale.

Tale istruzione, dopo i primi rudimenti, dovette consistere nello studio della grammatica. Non arrivò però agli studi retorici che davano fluidità all’eloquio perché fu rapito da pirati irlandesi e venduto come schiavo a Muirchu, re del North Dàl Riada, località non lontana da Belfast. Questo evento segnò fortemente la sua vita, innanzi tutto perché lo portò ad una particolare conversione (faceva parte di una famiglia di religiosi, ma sino ad allora si era disinteressato alla cosa), gli permise di conoscere l’Isola e quindi i suoi abitanti e non gli consentì di continuare i suoi studi, marcandolo di quella semplicità culturale cara ai suoi futuri seguaci e punto debole secondo i suoi nemici.

Dopo sei anni di cattività ha una visione, proprio nella foresta di Vocluto, vicino al villaggio odierno di Killala, dove portava a pascolare gli animali del padrone e pregava tutto il giorno: così scopre che c’è una nave pronta per riportarlo in patria. Dopo una lunga fuga riesce non senza difficoltà ad imbarcarsi clandestinamente su una nave di marinai irlandesi, che portava un carico di Irish wolf-hounds, stupendi cani da caccia e da combattimento, a quei tempi molto feroci, e approda sulle coste della Britannia. Passa circa un mese in una zona deserta prima di raggiungere un luogo abitato.

L’incontro provvidenziale con un branco di maiali, risposta alle sue suppliche, salva lui e i suoi compagni di sventura dal morire di fame. Tra il rimpatrio e la nuova partenza per l’Irlanda c’è un vuoto di una ventina d’anni, in cui deve essersi preparato a diventare prima diacono e poi prete. Patrizio non pensava minimamente a un lavoro missionario tra gli irlandesi. Sembra che la cosa sia nata all’improvviso, durante un’altra visione in cui un uomo di nome Vittorino gli porge una lettera: mentre legge gli pare di sentire il grido di “quelli della foresta di Vocluto” che lo pregano di tornare. Comunque siano andate le cose, arriva dalla sua comunità la proposta di farlo vescovo dei cristiani d’Irlanda. Dopo varie obiezioni da parte dei seniores, che forse non lo ritenevano idoneo a causa della sua scarsa preparazione intellettuale, e resistenze da parte della famiglia e di Patrizio stesso, egli parte nel 432 come vescovo d’Irlanda.

Si narra che abbia fondato 300 chiese e battezzato più di 120.000 persone. La sua abilità nelle conversioni sancì ufficialmente la validità del titolo di vescovo che, in realtà, non gli era stato conferito da un rappresentante della Chiesa di Roma. Furono anni difficili, dovette difendere i suoi neofiti dalla brutalità di altri cristiani, come il re britannico Corotico, che massacra e fa schiavi uomini, donne e bambini che appartengono alla comunità fondata dal santo. Subisce anche un assalto dove viene derubato di tutto e minacciato di morte. Inoltre in Irlanda è insultato come “straniero” e dalla terra natia, oltre che aiuti, gli arrivano anche calunnie e accuse. La sua “Confessio” può quindi essere stata provocata dal bisogno di rispondere a queste denigrazioni. Sempre nell’Ulster avvenne la sua morte il 17 marzo del 461, nella località che oggi è la cittadina di Downpatrick; le reliquie sono conservate ad Armagh, la sua diocesi.

Una delle leggende fiorite sulla sua persona rappresenta la speranza della pace: si dice, infatti, che la Pace di Cristo regnerà su tutta l’Irlanda il giorno in cui la Palma e il Trifoglio si incontreranno (ossia quando la Domenica delle Palme cadrà il 17 marzo).

La festa di San Patrizio è tra i giorni più festeggiati in tutto il mondo anche se le moderne celebrazioni nacquero come dimostrazioni politiche e sono perciò largamente “secolari”: cerimonie, parate e canti non solo in Irlanda, ma negli Stati Uniti, in Australia e in ogni luogo dove vi sia una comunità irlandese forte. La ricorrenza si celebra indossando un indumento verde o bevendo una pinta di birra verde, tipica per questa occasione. Tra le più famose e spettacolari rimangono sempre le manifestazioni di New York che si tiene nel fine settimana più vicino al 17 marzo. Si improvvisano marce per le strade della città per commemorare quella compiuta dai soldati irlandesi nel 1762; la manifestazione richiama tutte le comunità e le associazioni irlandesi degli Stati Uniti e dell’Irlanda stessa, il che negli ultimi anni ha portato ad una sempre più politicizzazione della sfilata.

Una folla enorme si raduna lungo la 5th Avenue tra la 44th e la 86th. La corsia centrale della Fifth Avenue viene dipinta di verde e decine di bande in uniforme, majorettes, fantastici carri allegorici, reparti dei vigili del fuoco e del dipartimento di polizia di New York City con tanto di cornamuse, cavalli, serpenti, enormi “San Patrizi”, folletti e migliaia di irlandesi che passeggiano vestiti in tutte le tonalità di verde, sfilano davanti ai palchi che costeggiano la maestosa cattedrale di San Patrizio. Un ottimo punto di osservazione è infatto la Cattedrale di San Patrizio da cui l’arcivescovo di New York assiste alla parata.

In Irlanda è storicamente di rilievo l’importanza dei santi locali, legati ad una particolare regione. Qualcuno ha visto in questo culto una certa continuità col mondo celtico. Nessun santo però supera in importanza il patrono degli irlaità del sangue che scorre nelle sue vene. Non rimane che augurare Beannachtaí na Féile Pádraig oraibh (si pronuncia: BAN-uhkh-tee nuh FAY-luh PAW-rihg O-rihv), ossia “Happy St. Patrick’s Day to You All”!